Gesù e la tendenza al peccato
Questo è un argomento molto discusso e credo che sia difficile arrivare ad una conclusione. Alcuni teologi sostengono che Gesù sia stato uomo come Adamo ed Eva, altri invece come uno di noi con la tendenza al peccato, ma senza peccare. Nel secolo scorso teologi come Karl Barth, Emil Brunner, Oscar Cullmann, J.A.T. Robinson, Thomas F. Torrance, il pastore riformato Roland de Pury non sospetto di liberalismo teologico, il cattolico Giuseppe Bonsirven e altri, presentano la condizione del Cristo dalla natura caduta, assoggettata al peccato pur non sperimentandolo. «Il test al quale il Cristo dovette far fronte fu infinitamente più difficile di quello di Adamo e di Eva, poiché aveva preso la natura decaduta, ma non corrotta, che sarebbe stata tale se il Cristo avesse risposto alle parole di Satana piuttosto che a quelle di Dio». «E. White e i partigiani della cristologia tradizionale hanno sempre fatto la differenza tra ciò che hanno chiamato “le tendenze ereditarie al male” che ha ogni persona “nata da una donna, nata sotto la legge”, e “le tendenze coltivate” che sono quelle proprie di tutti gli uomini peccatori per essere stati sopraffatti dalla tentazione. Ora, se Gesù ha ereditato le tendenze naturali al male, non le ha, tuttavia mai coltivate. Per questo Ellen White ha potuto scrivere che (Gesù) ha fatto l’esperienza della “forza della tentazione.” Della “forza della passione”, come anche “delle propensioni naturali”, ma senza mai soccombere alle loro potenze di attrazione. “Come ogni discendente di Adamo egli accettò le conseguenze dell’ereditarietà, che possiamo scorgere nella vita dei suoi antenati terrestri. Così egli venne a condividere i nostri dolori e le nostre tentazioni e a darci l’esempio di una vita immune dal peccato”». La vittoria di Gesù sulla croce, per sé e in favore dell’uomo, va quindi oltre a una liberazione dalle infermità innocenti. Il prof. M. Fernandez scrive: «Se Dio ha voluto “condannare il peccato” nella carne del Cristo (Rm 8:3), deduciamo dall’evidenza che la sua natura umana doveva portare qualcosa da condannare – per liberare l’uomo – affinché non “sia più schiavo di questo peccato”… Se il Cristo avesse portato in sé le infermità innocenti, potremmo dire che la natura del “nostro vecchio uomo” sia limitata a queste sole caratteristiche benigne? Meritavano allora d’essere “crocifisse con lui” sul Golgota? Lo ripetiamo, essendo la croce una maledizione (Gl 3:13; Dt 21:23) sul peccato, perché maledire del nostro vecchio uomo queste sole infermità innocenti, senza voler giungere alla causa stessa che le ha prodotte?.» Quindi la natura di Cristo dopo il peccato di Adamo, pur non avendo una propensione al male che caratterizza l’intera umanità incapace di vivere il bene e la giustizia, non consisteva soltanto nella partecipazione alle “infermità innocenti”, cioè alle conseguenze esterne del peccato. Ancora il prof. M. Fernandez scrive: «Cristo ha rotto – mediante la carne della sua natura decaduta – i legami mediante i quali la legge del peccato e della morte ci mantengono separati da Dio, dunque incapaci di amare. C’era dunque un ostacolo da distruggere nella natura umana, bisognava che il Cristo fosse inviato in una natura unica: che doveva avere in sé contemporaneamente la legge del peccato e della morte, causa della nostra morte, e il suo principio distruttore: la legge dello Spirito di vita, antidoto del peccato. Gloria al Cristo e allo Spirito santo, poiché la legge dello Spirito di vita in Gesù Cristo ci ha liberati dalla legge del peccato e della morte!»
Gesù è Dio?
«Io e il Padre siamo uno. I Giudei presero di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: «Vi ho mostrato molte buone opere da parte del Padre mio; per quale di queste opere mi lapidate?». I Giudei gli risposero: «Non ti lapidiamo per una buona opera, ma per bestemmia; e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio» (Gv 8: 30-33). Nel Nuovo Testamento Gesù e il Padre sono due persone distinte. Questo fatto viene sottolineato in diversi brani nei quali il Signore parla del Padre come di suo Padre (Mt 7:21; 10:32,33; 11:27; Lc 10:22; 22:29; Gv 5:17; 6:32) e si rivolge a lui dicendo semplicemente «Padre» (cfr. Mt 11:25,26; Mc 14:36; Lc 22:42; Gv 17:1,5,21,24). Non solo il Padre è chiamato Dio, ma gli attributi che lo caratterizzano appartengono solo a lui. Egli è santo (cfr. Gv 17:11,25), sovrano (Mt 6:10; 11:25; Lc 10:21), eterno (Gv 5:26; 6:57), onnipotente (Mc 14:36; Ap 3:21), glorioso (Mt 16:27; Ef 1:17) e onnisciente (Mt 6:8; Mc 13:32; Lc 12:30). Si deve adorare il Padre (Gv 4:23; Ef 3:14). Chi è santo, onnipotente, eterno, glorioso, onnisciente e degno di essere adorato se non Dio stesso? Ma quello che è sorprendente e che tutti questi attributi, sono riferiti anche a Gesù Cristo. Certamente, non fu facile per i primi cristiani di origine giudaica riconoscere la divinità di Cristo; tuttavia gli scritti del Nuovo Testamento confermano questa radicale inversione di marcia, attribuendogli tutti i titoli. Facendo eco alle rivendicazioni implicite di Gesù alla divinità (Gv 8:58; 17:5; Mc 2:1-12), i primi cristiani parlano di lui come Dio (Tt 2:13; Eb 1:8; Ro 9:5) e lo chiamano spesso Signore (At 11:16; 19:17; 22:10; Ro 1:4,7; 10:9; Fil 4:5), non esitando, all’occasione, a usare superlativi quali: «Il Signore di tutti» (At 10:36), «il Signore della gloria» (1 Cor 2:8), «Gesù nostro Signore» (1 Cor 9:1) …, «il Signore dei signori» (Ap 17:14; 19:16). Scritto all’incirca sessantacinque anni dopo la risurrezione del Signore, il vangelo di Giovanni inizia con la seguente affermazione: «La Parola era con Dio, e la Parola era Dio» (1:1). Anche qui, il Figlio è chiaramente distinto dal Padre. Tuttavia esiste tra di loro una stretta comunione, infatti la preposizione greca pros (con) non esprime solo una prossimità fisica, ma ancor più un’intimità di rapporto tra il Padre e il Figlio. Il Cristo è celebrato come eterno (Mt 28:20; 1 Gv 1:2), non creato, nato da nessuno (Gv 1:1; Ap 22:13), santo (Eb 7:26; 1 Pt 1:19; Ap 3:17), immutabile (Eb 1:12;13:8), onnipresente (Mt 28:20; 18:20). Dobbiamo stupircene? Come il Padre, egli è impegnato nelle opere divine della creazione (Gv 3:35; Col 1:16), della provvidenza (Gv 3:35; Col 1:17; Eb 1:3), del perdono dei peccati (Mt 9:1-8; Col 3:13) della risurrezione e del giudizio (Mt 25:31-46; Gv 5:19-29; 2 Tm 4:1,8), della dissoluzione finale e del rinnovamento di ogni cosa (Fil 3:21; 2 Pt 3:8- 13; Ap 21:5). Aggiungiamo che se il Padre è degno di adorazione, altrettanto lo è Gesù Cristo. «Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode», cantano gli esseri celesti (Ap 5:12). Ed è proprio volontà del Padre «che tutti onorino il Figlio come onorano il Padre» (Gv 5:23). Gli angeli stessi, su richiesta del Padre, sono chiamati ad adorare Gesù (Eb 1:6). Gesù è Dio! Lo è anche per te? Tratto da “Ascolta la Parola”, di G. Marrazzo, ed. AdV. Impruneta (Firenze). Adattato dal Past. Francesco Zenzale
Chi è Gesù?
«Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Perciò Gesù disse ai dodici: «Non volete andarvene anche voi?» Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6: 66-69). La persona di Gesù è al centro della Bibbia (Gv 5: 39). Non c’è pagina nell’A.T. e nel N.T. che non faccia menzione di Gesù. Dalla Genesi all’Apocalisse il nome di Gesù è esaltato, lodato e glorificato. Che cosa distingue Gesù da un uomo qualunque? Cos’è che rende la sua persona così unica e meravigliosa? Perché occupa nella Bibbia una posizione di primo piano? Indubbiamente Gesù Cristo è ineguagliabile, unico e completamente diverso da tutti i nostri eroi (modelli di vita). Egli non può essere paragonato a nessun altro essere e si eleva sopra di tutti! Parlare di Gesù e delle sue meravigliose opere è un’impresa quasi impossibile. Tutta l’eternità non è sufficiente ad includere la pienezza della sua Persona. É stato battezzato e definito come «l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» (Gv 1.29), poi come «colui che viene dall’alto…» (Gv 3: 31), quindi come un uomo «ubbidiente fino alla morte» ed infine, «sovranamente innalzato… affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre» (Fil 2:9-11). 1. Gesù è meraviglioso perché viene dall’eternità (Mic 5:2). L’esistenza di Gesù non iniziò nel momento in cui nacque dalla vergine Maria, ma egli era glorificato presso al Padre prima ancora che il mondo esistesse (Gv 17: 5 e 24). Gesù è Dio fattosi uomo (Gv 1: 1,14). 2. Gesù è stupendo per la sua nascita soprannaturale. Nacque per opera dello S. Santo (Mt 1:18; Lc 1:35). Se le cose non fossero andate in questo modo, Egli non potrebbe essere il nostro redentore poiché‚ sarebbe un peccatore come tutti noi e, come tale, avrebbe avuto bisogno d’essere salvato. 3. Gesù è meraviglioso per la sua vita perfetta. Gesù è stato perfettamente divino e perfettamente umano allo stesso tempo. Come uomo è stato affamato; come Dio è il Pane della Vita. Come uomo ha detto: «Ho sete»; come Dio ha detto: «Chi ha sete venga e troverà da bere». Come uomo era stanco; come Dio Egli dona riposo (Mt 11:28) a tutti quelli che vengono a Lui. Come uomo ha pregato; come Dio Egli non cessa di ascoltare le nostre preghiere. Come uomo Egli ha pianto; come Dio Egli ha il potere di asciugare le nostre gocce di pianto (Ap 21:4). 4. Gesù è incantevole per il suo potere soprannaturale. Il potere di Gesù era tanto forte che, nel momento in cui Pietro tirò fuori la spada e staccò un orecchio del servitore del Sommo Sacerdote, egli lo rimise a posto e lo guarì perfettamente. Gesù aveva creato ogni cosa, anche l’orecchio (Luca 22: 50-51). Gesù è la risposta ad ogni domanda. Egli elimina ogni timore e fa cessare ogni tormento, donando la sua pace. Egli è la rosa di Sharon, il giglio della valle, il balsamo di Gelead per la nostra anima. Egli ha creato i mondi. Ha cambiato il destino delle nazioni. Egli ha vinto le malattie e la morte. La Bibbia ci dice che perfino il vento e le onde Gli obbediscono. 5. Gesù è magnifico a causa dei suoi insegnamenti perfetti. Le turbe stupivano del suo insegnamento (Mt 7:28-29). Non diceva mai: potrebbe essere così, o andate a consultare gli esperti che ne sanno certamente di più. Gesù Cristo è l’autorità stessa in ogni questione o diverbio! Gesù ha sempre detto: «In verità ti dico…», mai: questo o quello ha detto. 6. Gesù è sbalorditivo a causa della vita che ha offerto per noi. Uomini importanti di questo mondo sono forse stimati per quello che hanno fatto nella loro vita. Gesù Cristo è conosciuto soprattutto per la sua morte. Il sacrificio è la traccia che ci guida attraverso tutta la Bibbia. La sua morte è stata annunciata migliaia di anni prima (Gn 3:15) É stata rappresentata in modo simbolico da sacrifici offerti dal popolo d’Israele. Gesù stesso ha parlato della sua morte quando disse: «Per questo sono venuto al mondo». La sua morte ha un valore inestimabile. Non fu una morte comune, ma è stato trafitto a causa dei nostri peccati (Is 53). 7. Gesù è splendido per la promessa del suo ritorno. Come è venuto la prima volta, così verrà sicuramente anche la seconda (Eb 9: 27-28). Ben presto questo meraviglioso, splendido, incomparabile Gesù tornerà in tutta la sua gloria (Gv 14:1-3). In quel giorno glorioso i libri saranno aperti, i segreti che ogni essere umano ha celato nel suo cuore verranno alla luce. I servitori fedeli saranno accolti nella casa del Padre. Essi udranno una voce soave: «Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25:34). Gesù è la luce del mondo, il pane della vita, la vera vite, il buon pastore, la porta che conduce al cielo. Gesù è incomparabile e non c’è nessun altro come Lui. Nessuno può reggere il confronto. Egli è l’io sono (Gv 8:58). Chi è Gesù per te?
Past. Francesco Zenzale
Com’era la personalità di Gesù?
«Poi partì di là e andò nel suo paese e i suoi discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga; molti, udendolo, si stupivano e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? Che sapienza è questa che gli è data? E che cosa sono queste opere potenti fatte per mano sua? Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?» E si scandalizzavano a causa di lui» (Mc 6.1-3). Soffermarsi sulla personalità di Gesù, cogliere i suoi tratti caratteriali potrebbe sembrare un’irragionevole audacia, considerando lo spessore teologico, spirituale, la sua umanità e divinità. Ma non lo è! L’importante è farlo con una serena e forte dose di umiltà, con spirito di preghiera e con la dovuta disponibilità di tempo, lasciandosi coinvolgere intimamente. “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Mt 11: 28-30). Quest’invito, che Gesù rivolge alla gente del suo tempo, erompe da una ponderata e attenta osservazione dell’animo umano. Il testo biblico c’informa che Gesù “andava attorno per tutte le città e per i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando l’evangelo del Regno, e sanando ogni malattia ed ogni infermità. E vedendo le turbe, n’ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore” (Mt 9: 35-36). Gesù era un uomo che si muoveva fra la gente cercando il contatto personale. Non aveva stabilito un centro socio spirituale e sanitario, aspettando che la gente andasse da Lui, ma percorreva a piedi città e villaggi. Ciò significa che era un uomo fisicamente robusto, aperto, sensibile, ed entrava in contatto con le persone prendendo coscienza dei loro bisogni. Conosceva gli esseri umani perché riusciva ad entrare in sintonia con la loro vita interiore, ascoltando, condividendo e osservando e pregando per e con loro. Gesù non fu un uomo superficiale, ma profondo e di una sensibilità ineguagliabile. Fu un uomo con una vita interiore profonda, integra e con eccellenti capacità espositive. Sapeva parlare al cuore perché, stando ai suoi stessi nemici: «Nessun uomo parlò mai come quest’uomo!» (Gv 7:46). Le sue emozioni sono tutte dense e forti e non vi è in esse nulla di esteriore. La sua straordinaria sensibilità ha un’intensità distintamente soprannaturale quando, ormai consumato dal tradimento, cerca ancora di salvare l’anima del traditore e quando, sulla croce, perdona coloro che lo hanno condotto sul patibolo: «perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23:34). La sua profondità poi è tale che, oggi, a quasi duemila anni di distanza, si riesce a toccare con mano e con il cuore, la verità del suo insegnamento, capace di scandagliare i cuori e di addurli al suo amore. In breve, molti hanno un’idea sbagliata della vita e del carattere di Gesù: lo immaginano privo di calore umano, pessimista, severo, triste e pensano che anche l’esperienza religiosa sia così. Spesso oltre a dire che Gesù pianse, si sostiene che egli non abbia mai sorriso. È vero che il Salvatore ha sofferto molto, perché era sensibile a tutte le disgrazie umane; è vero che ha vissuto una vita fatta di rinunce, rattristata da dolori e preoccupazioni, ma non si è mai abbattuto. L’espressione del suo volto non era mai preoccupata o addolorata, anzi ispirava sempre pace e serenità; ovunque andasse Gesù, portava gioia e felicità perché da lui proviene la vita. Se Gesù non fosse stato un uomo simpatico difficilmente i fanciulli si sarebbero avvicinati a lui e indubbiamente l’invito (Mt 11:28) rivolto agli angosciati, ai diseredati, agli orfani, sarebbe caduto nel vuoto. Come il Salvatore dimostrava sempre grande serietà e impegno, senza mai essere imbronciato o depresso, così la vita di coloro che lo imitano sarà caratterizzata da seri propositi e da un profondo senso del dovere; essi eviteranno ogni leggerezza, ogni divertimento volgare e ogni scherzo offensivo. La religione di Gesù è caratterizzata dalla serenità, non soffoca la gioia, non limita l’allegria né rattrista chi è sorridente e gioioso. Se colui che è venuto per servire e non per essere servito, regna nei nostri cuori, noi ne seguiremo l’esempio. Come vivi Gesù?
Past. Francesco Zenzale