A che serve credere?
«Ora la nostra visione è confusa, come in un antico specchio; ma un giorno saremo a faccia a faccia dinanzi a Dio. Ora lo conosco solo in parte, ma un giorno lo conoscerò come lui mi conosce» (1 Co 13:12) In un mondo disorientato come il nostro, si avverte un gran bisogno di una fede che ci aiuti a vivere ed affrontare le tremende lotte della vita. Se non abbiamo qualcosa di davvero solido in cui confidare, se non possiamo afferrarci a qualcosa che comunichi fermezza e fiducia, saremo portati via dal vortice che oggi agita e scuote ogni cosa. Senza la fede viene meno la sicurezza e ci muoviamo inevitabilmente in mezzo allo sconcerto e allo sconforto, nella completa oscurità senza trovare un sentiero né un cammino che ci aiuti ad uscire da questa valle di angoscia e di sofferenze. Senza fede non c’è speranza e pertanto il futuro non va oltre che i pochi anni che viviamo sulla terra. Oggi la fiducia in Dio deve essere più ferma che mai, perché la necessità è maggiore rispetto al passato. Le naturali domande che la vita comporta, sono accentuate in forma allarmante in questi giorni di insicurezza e di guerre, incognite che rappresentano un pericolo di distruzione totale per la civiltà, al punto che alcuni ne sono ossessionati. Domande come queste: “Che cosa è la vita? Perché sono nato? Perché soffriamo? Avremo un giorno la gioia di soddisfare i nostri aneliti di felicità? Che ne sarà del futuro dei nostri figli? Perché tollera Dio queste guerre tanto inumane e crudeli? Perché Dio permette che l’empio cresca, mentre il giusto molte volte soffre per la sua fedeltà ed è sottovalutato dagli altri?”. Queste e mille altre domande rimangono senza risposte senza la fede in Dio e nella sua Parola. Certo, ci sono molti misteri che non comprenderemo mai in questa vita; ma possiamo ospitarli nella fede. Perché no? In fondo, senza Dio dove pensiamo di ospitarli in attesa di risposte?. Nella dinamica della vita, la fede è del tutto indispensabile. Di fronte ad un fatto che i suoi discepoli non potevano comprendere, il Signore disse loro: «Abbiate fede in Dio» (Mc 11:22). Quando Dio parla ai nostri cuori, è possibile che più di mille cose non siamo in grado di capire e queste possono elevarsi come un muro e frapporsi tra noi e Gesù Cristo. Ma il Signore ci dice: «Abbiate fede in Dio». Se seguiamo il consiglio divino, a poco a poco, le cose continuano a rischiararsi e Dio si fa sempre di più strada nei nostri cuori e sarà più reale e divino. «Tramite la fede possiamo proiettarci nel futuro ed essere sicuri che, come ha promesso il Signore, se vivremo in comunione con colui che è la fonte di ogni conoscenza, l’intelletto e tutte le altre facoltà, si svilupperanno. Rallegriamoci al pensiero che Dio desidera renderci comprensibile tutto ciò che ci crea perplessità, ciò che non riusciamo a capire o che non appare chiaro per la nostra mente così limitata». (La via migliore p. 112, 113, ed. AdV, Impruneta (Fi). Past. Francesco Zenzale
Che cosa significa credere in Dio?
«Tu credi che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano» (Gc 2:19). Per credere occorre l’esperienza di Dio, ma non averla non significa negarla come possibilità e per principio, semplicemente rilevare che non lo si è incontrato o riconosciuto laddove si manifesta. Nelle lettere ai Romani L’apostolo Paolo scriveva: «Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo…» (At 17: 26-28). Dio cerca l’uomo col desiderio che questi sia disposto a vivere un’esperienza con Lui e che prenda coscienza che è parte integrante di Dio e del suo amore. Credere in Dio significa diminuire enormemente il narcisismo e l’egocentrismo, quel bisogno di disporsi al centro dell’attenzione e di riportare a sé e solo a sé ogni significato e tutto il senso della vita e del mondo. Se credo in Dio, credo necessariamente che il mio «io» dipende da lui e quindi che non potrò impormi o spendere il mio tempo per un’autocelebrazione (1Co 1: 30-31). Il credere permette di separare meglio il narcisismo (l’autocompiacimento) dall’autostima, che nella fede in Dio si amplia perché c’è la consapevolezza di un valore ancor più alto dell’umano, che sconfina appunto con l’eterno e con il significato dei significati che nell’eterno e non nella storia si pone. Il narciso chiede solo di essere amato; l’autostima dà il coraggio di amare di difendere il diritto di amare. Il credere dunque pone una grande differenza tra il gusto di imporre la propria figura e invece di darsi. Il piacere di notare che l’altro ti guardi e ti ammiri o piuttosto il piacere di notare l’altro, di dirgli buongiorno fino a compiere gesti di aiuto e di amore. Una persona che crede in Dio non può essere narcisista, se lo è, sarei portato a pensare che non crede. Perché chi crede trova più piacere a dare e a mostrare non se stessi, ma quel Dio che semmai vorrebbero condividere (At 20:35). Credere in Dio ha delle specificazioni proprie e il Dio di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe si pone con due «provocazioni» che sembrano folli. La prima e di chiedere ai credenti di perdonare il nemico (Mt 5:44). Una richiesta addirittura contro la biologia, che pone la lotta contro il nemico come fondamento della sopravvivenza e della vita su questa terra. La seconda rivoluzione è quella di mostrare il proprio Dio in croce e dunque non nella iconografia di un potente seduto di scanno d’oro, bensì penzoloni da una Croce sanguinate (1Co 1: 22-25; Gl 6:14). Credere in Dio significa vivere nell’attesa del regno di Dio, di un regno di pace che viene dall’alto e non dal basso che induce il credente a non pensare ad un potere della terra e che non può certo fare strategie di vittoria con le armi e con l’odio. Insomma un Dio che insegna a volere bene (Ro 12:18). Past. Francesco Zenzale
Che cos’è la fede?
«Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno» (Eb 4:16). Secondo la Parola di Dio «la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono» (Eb 11:1). In altre parole, la fede è l’assoluta certezza che si sviluppa nel credente e che lo induce a considerare come già realizzate fatti e azioni che non si sono ancora avverati, nei confronti dei quali non si ha il minimo dubbio sulla loro realizzazione. La fede non è un’emozione, ma un principio essenziale dell’esistenza che ci permette di camminare nel silenzio di Dio e nelle incomprensioni della vita. Un principio inalterabile nonostante le apparenze o davanti a dei fatti incontrovertibili. La fede va oltre l’evidenza dei fatti. Il credente accetta quello che Dio afferma benché la mente umana non lo capisca e benché tutto il mondo lo neghi. Ci sono delle esperienze evangeliche che illustrano questa profonda verità. Fra le tante, quella di Jairo un capo della sinagoga, il quale andò da Gesù e lo pregò in ginocchio che andasse a casa sua perché sua figlia di dodici anni era agonizzante. Mentre sperava che Gesù intervenisse miracolosamente, arrivò un messaggero per dirgli che non disturbasse più il Maestro, perché sua figlia era morta. Terribile colpo per Jairo. Ma Gesù che aveva ascoltato il messaggio, gli disse: «Non temere; solo abbi fede, e sarà salva» (Lc 8:50). Arrivato alla casa del povero Jairo, vi entrò è constatò che effettivamente la bambina era deceduta. Naturalmente “tutti piangevano e facevano cordoglio per lei. Ma egli disse: «Non piangete, perché non è morta, ma dorme». La risposta della gente comune fu: E ridevano di lui, sapendo che era morta” (Lc 8:52-53). La bambina era veramente morta e evidentemente non c’era più nulla da fare. Tuttavia, la fede va contro l’evidenza. Infatti, Gesù aveva detto: «Non piangiate, non è morta, ma dorme». Gesù la resuscitò. La fede va oltre la ragione e i sensi. A volte la ragione, coglie come impossibile quello che la fede ci dice che sarà possibile. Pascal disse: “La fede afferma quello che non affermano i sensi, ma non è contro quello che questi percepiscono. Sta al di sopra di essi, ma non contro”. «Fede significa avere fiducia in Dio, credere che egli ci ama e sa ciò che è meglio per il nostro bene. Essa ci insegna a scegliere le sue vie al posto delle nostre; ad accettare la sua sapienza invece della nostra ignoranza, la sua forza in luogo della nostra debolezza, la sua giustizia anziché la nostra natura peccaminosa. La nostra vita appartiene già al Signore; la fede riconosce questa sovranità e accetta le benedizioni che ne derivano. Verità, onestà, purezza sono indicate come segreti di riuscita nella vita, e la fede ci permette di venirne in possesso» (E. G. White, Principi di educazione Cristiana, “fede e Preghiera” p. 208, ed. AdV, Impruneta (Fi). La fede non è cieca. È piuttosto una chiara visione spirituale della vita. Quando Abramo fu chiamato per Dio, senza vacillare, senza porre alcun domanda, per fede ubbidì ed uscì senza sapere dove andava. Aveva piena fiducia in Dio. Per lui, gli esseri umani potevano fallire, ma Dio no! La sua non fu una fede cieca, ma una fede sensata, giudiziosa, basata nell’esperienza della presenza di Dio nella sua vita. «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno» (Eb 4:16). Past. Francesco Zenzale