Francesco Zenzale – “Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno. Daniele continuò così fino al primo anno del re Ciro” (Dn 1:20,21).
Il re di Babilonia, Baldassarre, torna a essere polvere e il suo regno è conquistato dall’impero medo-persiano. Finisce un periodo lungo circa sessantacinque anni, caratterizzato da effervescenti emozioni. Dio aveva ragione: “Dopo di te ci sarà un altro regno inferiore al tuo…” (Dn 3:39). Gli uomini con la loro gloria, le loro fatiche e i fallimenti passano, ma la Parola di Dio, lampada (Sal 119:105) che illumina il sentiero di questo tumultuoso percosso umano, perdura in eterno. Pertanto, “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà. Non così gli empi, anzi sono come pula che il vento disperde” (Sal 1:1-4).
Daniele è cresciuto come un albero piantato vicino a rivi d’acqua. Senza mai appassire, ha onorato Dio in ogni aspetto della sua vita fino al primo anno del re Ciro.
All’inizio della monarchia medo-persiana, Dario, dopo aver ristrutturato il regno in centoventi province e aver nominato altrettanti leader, stabilisce tre governatori o capi di stato. Poi, dopo un’attenta analisi della nuova quadratura geopolitica e dell’eventuale corruzione, preso atto che Daniele si “distingueva tra i capi e i satrapi, perché c’era in lui uno spirito straordinario; il re pensava di stabilirlo sopra tutto il suo regno” (Dn 6:1-3).
Nel primo capitolo, Daniele e i suoi amici furono ammessi al servizio del re perché “su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno” (Dn 1:20). Nel secondo capitolo, il re innalzò Daniele in dignità, lo colmò di numerosi e ricchi doni, gli diede il comando di tutta la provincia babilonese e lo nominò capo supremo di tutti i saggi di Babilonia (Dn 2:48). Inoltre, Daniele chiese al re di affidare a Sadrac, Mesac e Abed-Nego l’amministrazione della provincia; mentre lui rimase alla corte del re (Dn 2:49).
Nel quarto capitolo, si può dedurre che durante la malattia di Nabucodonosor Daniele e i suoi amici esercitarono il potere esecutivo nell’impero babilonese. Nel quinto capitolo, il saggio ebreo rifiuta ogni riconoscenza da parte di Baldassarre. “Allora Daniele rispose al re e disse: ‘Serba i tuoi doni per te e dà a un altro le tue ricompense! Tuttavia io leggerò lo scritto al re e gliene darò l’interpretazione’” (Dn 5:17). E infine, nel sesto capitolo, Dario vuole conferirgli l’autorità esecutiva sopra il suo regno, perché aveva uno spirito straordinario.
Quale eccezionale percosso di vita! Un uomo di Dio che dalla schiavitù assurge a governatore di un regno. Non è stato il primo! Giuseppe fu venduto come schiavo dai suoi fratelli e, dopo dolorose peripezie, arriva a essere governatore dell’Egitto. Ester era una delle tante donne deportate con Daniele. Orfana, adottata dallo zio Mardocheo, divenne regina di Assuero. Mardocheo, secondo dopo il re Assuero, “grande fra i Giudei e amato dalla moltitudine dei suoi fratelli; cercò il bene del suo popolo e parlò per la pace di tutta la sua razza” (Est 10:3).
Uomini e donne che, nonostante dolorose traversie abbiano messo sottosopra le loro vite, non hanno mai perso di vista il cielo e il senso di responsabilità verso il prossimo. Quanto la presenza di Dio riverbera nella nostra vita, coinvolgendo il prossimo e le nostre attività socio-politiche-finanziarie e lavorative?
La scrittrice E. G. White afferma: “Il più grande bisogno del mondo è il bisogno di uomini che non si possono né comprare né vendere; uomini che sono leali e onesti fino nell’intimo del loro animo; uomini che non hanno paura di chiamare il peccato con il suo vero nome; uomini la cui coscienza è fedele al dovere come l’ago magnetico lo è al polo; uomini che stanno per la giustizia anche se dovessero crollare i cieli” (E. G. White, Principi di educazione cristiana, ed. ADV, Firenze).
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