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Daniele in breve. Noi e Nabucodonosor

Francesco Zenzale – “Dodici mesi dopo, mentre passeggiava sul terrazzo del palazzo reale di Babilonia, il re disse: ‘Non è questa la grande Babilonia che io ho costruita come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà?’” (Dn 4:29-30).

Ecco un uomo megalomane che vive illudendosi di essere una delle tante divinità del panteon babilonese. Un uomo simbolo di chi ha perso il senso delle cose di Dio e della sua umanità, che orgogliosamente, passeggiando fra i suoi incantevoli “giardini pensili”, con il pensiero rivolto al passato, si gloria di aver costruito con intolleranza, “grandi cose”.

Un re all’apice della sua “carriera” che pensa di non aver bisogno di nulla, quando in realtà è infelice e inquieto. Aveva dimenticato che la sua fragilità aveva prevalso nella sua mente a causa di un sogno. “Ebbi un sogno che mi spaventò. I pensieri che mi assalivano mentre ero a letto e le visioni del mio spirito mi riempirono di terrore” (Dn 4:5).

Sinceramente, il desiderio di essere grande, di apparire e di bighellonare fra i giardini pensili del nostro passato o di ciò che abbiamo fatto, è comune a molti credenti. Nabucodonosor mostra tutta la sua povertà spirituale nelle seguenti parole: “Non è questa la grande Babilonia che io ho costruita come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà?” (Dn 4:30). Forse anche noi, in mille altri modi, come singoli credenti e come comunità, esibiamo a nostra gloria tutto ciò che abbiamo fatto o costruito in termini teologici, dottrinali, umanitari, educativi, di testimonianza, ecc.

Illusione fatale! Si ha la persuasione di onorare Dio, quando in realtà il nostro pensiero è mitomane. Ciò significa che tutto ciò che ci circonda e che abbiamo acquisito, anche con sacrifici, diventa estensione della nostra persona, del nostro orgoglio. In tal senso affermiamo quanto sta scritto: “Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla” e pertanto viene meno la consapevolezza “di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo” (Ap 3: 17).

Ecco allora che Dio, per farci rinsavire è costretto ad agire invitandoci a “comperare da lui oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista” (Ap 3:18). E se rifiutassimo il suo invito? Credo che non sia piacevole vivere l’insolita esperienza di Nabucodonosor. “Il re aveva ancora la parola sulle labbra, quando una voce venne dal cielo e disse: ‘Sappi, o re Nabucodonosor, che il tuo regno ti è tolto; tu sarai scacciato di mezzo agli uomini e abiterai con le bestie dei campi; ti daranno da mangiare erba come ai buoi, e passeranno sette tempi sopra di te, finché tu riconoscerai che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole’ (Dn 4: 31-32)”. Per Dio la nostra salvezza è prioritaria!

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it