Notizie Avventiste/Francesco Zenzale
L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che entro il 2020 la depressione maggiore costituirà la seconda causa di disabilità nel mondo. Inoltre, il livello di disabilità delle persone colpite da depressione maggiore è più elevato rispetto a quello causato dalle più comuni patologie croniche, quali l’artrite o l’ipertensione.
Dai dati di uno studio, condotto recentemente in sei paesi europei compreso il nostro, emerge che in Italia l’11 per cento ha sofferto, nel corso della vita, di depressione. Uno dei fattori scatenanti che conduce a questo disturbo è lo stress. È un legame che le persone colpite conoscono bene e che regolarmente raccontano al proprio medico. “Venivo da una fase di grande stress e poi sono caduto in depressione”, questa è la frase ricorrente.
Indubbiamente il nostro tempo è maggiormente caratterizzato da un gran bisogno di riposarsi dallo stress, dalle inquietudini e dalle ansietà della vita, per rifocillarsi e ritrovare se stessi. Si avverte un gran bisogno di lasciarsi cullare specialmente da Dio “come un bambino divezzato sul seno di sua madre” (Salmo 131:2). Ancora oggi, a distanza di millenni, risuona l’invito di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).
Scrive E. G. White: “Queste parole di consolazione furono rivolte alla folla che seguiva Gesù… Gli scribi e i rabbini non riuscivano con la loro scrupolosa osservanza delle cerimonie religiose a soddisfare quelle esigenze dell’animo che vanno al di là dei riti religiosi. I pubblicani e i peccatori potevano dichiarare di essere soddisfatti delle ricchezze materiali e terrene, ma nei loro cuori rimanevano la sfiducia e la paura. Gesù si rivolgeva a coloro che erano addolorati e stanchi, a coloro che avevano perso la speranza, a coloro che ricercavano invano l’appagamento dell’animo nelle gioie terrene, e li invitava a trovare riposo in lui. Egli diceva con tenerezza alle persone affaticate: “Prendete su voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre” (v. 29).
L’autrice prosegue affermando che Dio “vorrebbe che noi capissimo la tenerezza e l’intensità con cui ci cerca. Egli ci invita ad affidare i nostri conflitti alla sua comprensione, le nostre sofferenze al suo amore, le nostre ferite alla sua capacità di guarire, la nostra debolezza alla sua forza, il nostro vuoto alla sua pienezza. Egli non ha mai deluso chi si è affidato a lui.