ACCOGLIERE E SERVIRE:
il senso dell’opera sociale della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.
La vocazione filantropica e sociale della chiesa avventista si articola in varie pratiche e servizi che, in modo strutturale e continuativo, manifestano la ricchezza, la generosità e l’impegno che la nostra comunità nutre e coltiva verso il mondo esterno a essa. Queste varie iniziative si rivolgono a una ampia gamma di settori della società civile, coinvolgendo i più piccoli, ma anche adulti e anziani, coloro che stanno attraversando una situazione di crisi e coordinando coloro che invece sono pronti a dare agli altri la massima espressione dei propri talenti. Per questo motivo, le strategie messe in atto si esprimono in maniera differenziata, con delle iniziative che vanno dalla promozione di buone pratiche di salute alla gestione accorta e responsabile dei propri averi. Il tutto accompagnato da rigore, dedizione e competenza.
Ma questa forte e consistente presenza filantropica rimarrebbe un puro dato gestionale e caritatevole se non fosse investita da due componenti essenziali, che contraddistinguono la prassi avventista:
la visione teologica e la cura pastorale. La visione teologica, che nutre alla base le iniziative filantropiche, è la categoria di redenzione. La redenzione non è solo una categoria religiosa e dottrinale. Questa è soprattutto una categoria umana ed esistenziale quotidiana, in quanto, spinge e motiva ad andare oltre l’impegno puntuale, eroico e caritatevole di circostanza, per iscriverlo in un servizio continuativo, sequenziale e sostenuto fino al rovesciamento della situazione di crisi e il raggiungimento di una piena funzionalità umana in colui che ha smarrito il senso della pienezza e della dignità umana. Non c’è nulla di meno che possa soddisfare lo sforzo filantropico se non unicamente il pieno riscatto di una vita umana. Dall’altro lato, la cura pastorale, che accompagna ogni sforzo in beneficio degli altri, è centrata non su programmi, strategie, iniziative o progetti filantropici ma sulle persone stesse e su ciò che le contraddistingue: la loro variabilità, la loro specificità, la loro unicità e il loro mistero. Per questo motivo la cura pastorale non è una strategia ma un accompagnamento, un camminare insieme verso la consapevolezza di una comune fragilità e vulnerabilità strutturale e nel richiamo condiviso a uno spirito resiliente che il Creatore ha radicato tenacemente in ciascuno di noi, indipendentemente dal credo religioso, dall’etnia, dal genere o dall’età. In quanto tale la cura pastorale non è l’azione specializzata di una élite e di un gruppo ristretto di specialisti, bensì l’atteggiamento umano di premura e di attenzione verso il vivente, umani e non, che abita ciascuno di noi e che può essere coltivato quando si è stravolti dal contatto con le emozioni, i bisogni e la presenza di altri sul nostro cammino. Solo da un punto di vista funzionale e operativo, la dimensione redentrice delle azioni caritatevoli e la loro vocazione pastorale, sono coordinate dai nostri leader comunitari, che noi chiamiamo pastori.
IL COORDINAMENTO SOCIALE
Partendo dalle raccomandazioni dell’Assemblea amministrativa 23-26 febbraio 2014, il comitato esecutivo UICCA (l’Unione Italiana della Chiesa Cristiana Avventista) nell’anno 2015 si è adoperato per mettere in opera un riordino dell’attività sociale della Chiesa Avventista italiana attraverso l’organizzazione di un Coordinamento Sociale (CS) avente come fine la condivisione di bisogni e obiettivi mediante una progettualità comune, che miri a ottimizzare le risorse e facilitare il raggiungimento degli obiettivi comuni e quelli delle singole organizzazioni non profit.
Il CS risponde all’esigenza di andare incontro al prossimo, nel nostro tempo, per dimostrare, come singoli e come comunità, che crediamo veramente in quello che diciamo, in modo pratico, personale e comunitario, in nome del servizio e della coerenza cristiana.
La ragion d’essere del CS è l’evangelizzazione, vista come interesse reale e globale per l’altro. Un impegno gioioso a seguire l’esempio di Gesù nel servire il prossimo e il suo comandamento: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore … ama il tuo prossimo come te stesso” (Mar. 12:30,31).
L’impegno cristiano è amare praticamente, così come Dio ci ha insegnato. Un piacevole dovere del credente, uno stile di vita, vissuto con riconoscenza e gratitudine. Un modo per essere luce e sale, per esprimere la gioia del credente che essendo amato, accettato e perdonato da Dio, porta la sua esperienza, la sua testimonianza nel servire “… con i fatti e in verità” (1 Giov. 3:18). Si esprime così la gioia, del singolo avventista e delle comunità, di appartenere e sentirsi pienamente identificati in un popolo che crede e vive il messaggio di Gesù oggi, in maniera coerente ed entusiasta.
Un modo per vivere la fede sempre, dovunque e con chiunque, nel rispetto della libertà di tutti.
Nel 2015 si è lavorato e sostenuto il lavoro del CS perché UICCA crede che tale modalità di lavoro possa sin da subito produrre un evidente valore aggiunto in grado massimizzare il capitale relazionale dei vari enti non pro t. Il CS desidera affiancare i vari enti in un percorso di crescita continua valorizzando le risorse interne e riqualificandole per gestire al meglio le future s de che vedranno la Chiesa Avventista e le sue opere sociali sempre più al lavoro per accogliere e servire il prossimo nel nome di Gesù.
Un primo importante segnale del lavoro realizzato dal CS è stato venire a conoscenza, nel corso del 2015 dall’Agenzia per le Entrate, che il beneficio derivante dal 5xmille della prima campagna di comunicazione veicolata da tutte le organizzazioni insieme, ha dato un risultato positivo che permette di avere maggiori fondi da investire nelle opere sociali della Chiesa.