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La Gerusalemme celeste

Luca 13:22-30
Stiamo marciando verso la Gerusalemme celeste. Si avvicina all’orizzonte quella città che i nostri padri hanno salutato da lontano (Eb 11:13).
Gesù nel racconto di Luca, nel corso del cammino fa strada e insegna (Lu 13:22). Quanti saranno i cittadini della Gerusalemme celeste? Farò anch’io parte di quella folla? La risposta di Gesù è secca: “Sforzatevi d’entrare per la porta stretta”. Battiti, sforzati. Luca ama questo gergo ripreso direttamente dal suo maestro: l’apostolo Paolo (Col 1:29; 4:12; 1Ti 6:12). Il combattimento è la messa in pratica dei consigli ricevuti. Aver visto Gesù, averlo ascoltato, essersi seduti ai suoi piedi, non sono azioni sufficienti a forzare la porta della Gerusalemme celeste.
“Io non so da dove venite” (25). Non siamo naturalizzati cittadini di Gerusalemme per le nostre attitudini filosofiche, bisogna aver combattuto, praticato. Troppo spesso l’idea della pratica è stata inserita nel contesto sacramentale. “Sono un credente praticante”. Praticante di che? Delle riunioni sabbatiche? Non è solo questa la pratica del vangelo. Possiamo frequentare tutte le riunioni di chiesa, anche quelle amministrative (alle quali ahimè, partecipa solo il 30% della comunità) e sentirci dire dal Signore “Io non so da dove venite” (25). La Gerusalemme celeste è stata edificata per essere abitata. Il Signore nell’ultimo giorno visterà i passaporti di tutti gli “extracomunitari” (29) purché siano trovati praticanti. La bella Gerusalemme sarà abitata da una folla immensa che nessuno potrà contare (Ap 7:9). “Ecco ci sono degli ultimi che saranno primi e dei primi che saranno gli ultimi” (30). Ci saranno alcuni tra coloro che noi consideriamo ultimi che all’esame del Signore saranno considerati primi nella pratica; e ci saranno alcuni tra coloro che noi consideriamo primi che il Signore farà mettere in fondo alla coda. Durante il cammino cerca di meditare e mettere in pratica gli insegnamenti del Sindaco di Gerusalemme. Sforzati d’entrare per la porta stretta.
Davide Mozzato