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Perché siamo nati? (seconda parte)

Notizie Avventiste/Francesco Zenzale
Un altro motivo per cui siamo nati è quello di gestire il creato.
In Genesi 1:28, il Signore invita l’uomo “a rendere soggetta la terra, dominare sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra”.
Questo testo è di fondamentale importanza per una sana ecologia o per mantenere in buona salute l’ambiente, lo spazio in cui l’uomo vive. Pertanto la gestione del mondo creato è di importanza vitale.
Il termine dominare non va inteso nel senso di sopraffare, di distruggere l’ambiente, ma di gestire la terra nella grazia di Dio e secondo le sue direttive. Tale pensiero è ben espresso in Genesi 2:15: “Dio il Signore prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse”.
Siamo nati per partecipare alla gestione del creato mediante il lavoro che dà senso alla vita, per partecipare con gioia alla gestione della terra e per formare un carattere creativo, dinamico ed entusiasta. In tal senso, studiare acquista un valore esistenziale se è vissuto nella prospettiva della realizzazione del sé (io) nella prospettiva di Dio. La formazione intellettuale e pratica favoriscono la dignità, l’autostima e la creatività dell’essere umano creato a immagine di Dio.
Scriveva la signora White: “I giovani devono capire che la vita è assiduo lavoro, responsabilità e dovere. Essi hanno bisogno di un’educazione che li renda uomini e donne capaci di fronteggiare gli imprevisti. Devono imparare che la disciplina di un lavoro sistematico e regolare è essenziale, non solo come difesa contro le vicissitudini della vita, ma anche come aiuto per lo sviluppo dell’intero essere” .
Ė vero che le mutate condizioni della terra, in seguito alla maledizione del peccato, hanno prodotto un cambiamento nelle stesse condizioni del lavoro; tuttavia, anche se accompagnato da ansietà, stanchezza e fatica, il lavoro continua a essere fonte di gioia e di crescita costituendo una salvaguardia contro la tentazione. La sua disciplina frena l’intemperanza e stimola all’attività, alla correttezza e alla costanza. In tal modo esso diventa parte del piano di Dio per redimerci.
Il lavoro quotidiano, perciò, invece di essere qualcosa di meccanico, privo di profonde riflessioni, deve essere illuminato e nobilitato dal costante richiamo a ciò che è spirituale, invisibile ed escatologico.