Skip to content Skip to footer

Pensaci. Lo zoppo di Betesda

Francesco Zenzale
L’esperienza dello zoppo di Betesda è raccontato in Giovanni 5:2-18. È difficile da immaginare: 38 anni di malattia debilitante senza che nessuno lo aiutasse a entrare nell’acqua! Il fatto che fosse lasciato indietro, scavalcato dagli altri che volevano arrivare lì per primi, ce la dice lunga sulla condizione di peccato e di egoismo dell’umanità. Se quest’uomo avesse potuto trovare quattro amici come quelli che aiutarono il paralitico del quale si racconta in Marco 2, la sua situazione sarebbe stata molto diversa. Pur non potendo contare su nessun altro, l’uomo non fu abbandonato a se stesso: questa volta fu Gesù in persona, il Grande Medico, ad avvicinarsi a lui.
Dopo avere guarito l’uomo anche se era di sabato, Gesù gli disse: “Alzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina” (v. 8). Quando i capi del popolo lo videro che trasportava il suo lettuccio, lo accusarono di infrangere la legge. “È sabato”, gli dissero, “e non ti è permesso portare il tuo lettuccio” (v. 10).
Invece di stupirsi per la sua guarigione, e forse anche di essere felici per quest’uomo che era stato infermo così a lungo, essi si preoccuparono della “legge”. Anche se la Scrittura non lo dice, non sarebbe difficile immaginare questi accusatori come coloro che lo avevano ignorato e abbandonato a giacere per terra, senza cercare di condurlo alla vasca.
In che modo potrebbe accadere anche a noi di agire come le persone che accusarono l’infermo di trasgredire il sabato? Ognuno di noi dovrebbe pensare a se stesso e chiedersi: in che modo sono uno che aiuta, che lavora per aiutare le persone a trovare o a conoscere meglio il Cristo; o in che modo sono come coloro che si fissano sulla legge usandola, in realtà, come un mezzo per impedire alla gente di comprendere il Cristo e quello che ha fatto per essa?
“Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi “ (Matteo 25:34-36).