Skip to content Skip to footer

Pensaci. La scala della felicità (seconda parte)

Francesco Zenzale
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11:28-30).
In questo meraviglioso invito il Signore si rende disponibile ad alleviare la nostra fragilità esistenziale e spirituale, offrendoci la possibilità di cogliere il senso vero della “felicità” in questa valle di lacrime. Infatti, Egli “vorrebbe che noi capissimo la tenerezza e l’intensità con cui ci cerca. Egli ci invita ad affidare i nostri conflitti alla sua comprensione, le nostre sofferenze al suo amore, le nostre ferite alla sua capacità di guarire, la nostra debolezza alla sua forza, il nostro vuoto alla sua pienezza (E. G. White).
Proseguiamo il breve excursus sulla scala della felicità evidenziando gli ultimi tre aspetti:
– appagamento è la pienezza della soddisfazione e del piacere. La persona che soddisfa tutti i suoi bisogni, secondo i suoi desideri, dice di sentirsi appagata. Ma il desiderio umano può spingere a stati di benessere più intensi: ho bisogno di mangiare; desidero mangiare una pizza; non mi va di mangiare da solo; invito degli amici. La vita di relazione produce un benessere più intenso di ogni soddisfazione o piacere: è la gioia di star bene insieme con gli altri.
– gioia è lo stato di benessere più ricco del piacere, che nasce da una risposta adeguata a un desiderio di una buona relazione affettiva con gli altri. La gioia implica la relazione positiva con gli altri. Per provare gioia la persona deve uscire dal proprio egocentrismo e aprirsi agli altri. Di più, deve essere capace di stabilire relazioni affettive positive con gli altri. La gioia necessita di una partecipazione attiva, culturale, creativa della persona nella relazione con gli altri. Essa spinge all’affetto, alla condivisione, alla tenerezza, all’amicizia, all’amore. La gioia è radiante, comunicativa, contagiosa, e anche passeggera. Una persona che vive permanentemente nella gioia dice di sentirsi felice. «sto così bene nel mondo e con gli altri da non desiderare più nulla. Sono felice».
– felicità è lo stato di benessere della persona che vive in una gioia piena, permanente, sovrabbondante. La persona felice è traboccante di gioia, non desidera più nulla per sé, non sente più il desiderio di prendere: è nella condizione e nella capacità di poter dare! La persona felice è disponibile per la felicità di tutti. Essa ama nel senso che in tutto ciò che fa cerca la felicità propria e degli altri. La felicità è gioia piena, sovrabbondante, totale, integrale, apre la persona agli altri in tutte le sue dimensioni (affettiva, culturale, euristica, politica, sportiva, economica.) e mette in moto tutte le sue risorse; è centrata sulla relazione con tutti, è aperta al desiderio di felicità di tutti. Non si può essere felici da soli, la felicità richiede relazione creativa con tutti, apertura totale, mobilitazione totale delle risorse per la felicità di tutti.