Skip to content Skip to footer

Le carezze e il riconoscimento dell’altro (seconda parte)

Francesco Zenzale
Scrive l’apostolo Paolo: “Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente […] Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge” (Rm 12:10; 13:8).
La carezza è “tutto ciò che, nella relazione tra due persone, implica uno scambio comunicativo – verbale o no – che possa comportare un certa dose di emozioni, in una o in entrambe le persone”. “Una carezza può essere innanzitutto vera o propria: un passare la mano su una parte del corpo dell’altro”. Ad esempio, Gesù che impone le mani a dei fanciulli benedicendoli; il Gesù che si lascia avvicinare dal lebbroso, mentre i discepoli si allontano, e quando quest’uomo disidratato dal dolore e dal rimorso, si prostra ai suoi piedi, esclamando: “se tu vuoi, puoi guarirmi”, lo tocca e gli dice “lo voglio sii guarito” (Marco 1:40-41). Da questi due episodi cogliamo una carezza, un gesto fisico-verbale di riconoscimento dell’altro. Il tocco affettuoso, la mano sulla spalla, precede la parola.
Un altro esempio lo troviamo nell’episodio in cui Gesù permette a Giovanni di posare il capo sul suo petto trasmettendo un profondo senso di riconoscimento non verbale.
Sommariamente possiamo esprimere le carezze in diversi modi: verbale, con le parole; non verbale, con i gesti, e contemporaneamente con le parole e i gesti.
“Va’ e non peccare più” è una carezza o un riconoscimento verbale, che offre all’adultera la gioia di esistere e di interagire con la società liberamente, indipendentemente dal suo indecoroso passato che è stato integrato nella sua vita grazie al perdono divino. Dopo la risurrezione, Gesù promuove un gesto di riconoscimento verbale a Pietro alla presenza degli apostoli (Gv 21:15ss), lo stesso dicasi del ladrone sulla croce (Lc 23:43); del paralitico (Mc 2: 1ss). Le tenerezze, le premure e le attenzioni, trasformano un neonato in un bambino, un bambino in un adolescente, un adolescente in un uomo o un donna, dei credenti in fratelli e sorelle. Le carezze sono riconoscimenti reciproci che gli uomini e le donne si danno e che determinano la qualità della loro vita, della loro relazione con Dio, con se medesimi e con gli altri.