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Il carattere divino – umano della Parola di Dio

Notizie Avventiste-Francesco Zenzale-R. Rice – G. Marrazzo
“Ogni Scrittura è ispirata da Dio” (2Tm 3:16). “Non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” (2Pt 1:21).
La dottrina biblica dell’ispirazione contiene due importanti idee. Una è l’autorità divina delle Scritture. I Profeti, gli scrittori della Bibbia, non hanno parlato o scritto di propria iniziativa: il loro messaggio ha avuto origine in Dio che ha guidato il processo di trasmissione di questi messaggi per dare la certezza che fosse l’espressione affidabile della sua volontà. Una seconda implicazione dell’ispirazione è il carattere divino-umano della Scrittura. Il messaggio viene da Dio ma è espresso in termini e concetti umani, e i diversi scritti riflettono chiaramente la personalità degli autori. É importante sottolineare entrambi gli aspetti della rivelazione biblica, quello divino e quello umano. Compresi in modo corretto essi eliminano tre modi errati di concepire la Bibbia.
Il primo consiste nel pensare che Dio sia il vero “autore” della Bibbia mentre gli scrittori erano solo i suoi segretari: egli dettava i suoi messaggi ed essi li trascrivevano.
Il carattere duplice della Scrittura esclude pure l’idea che gli scrittori biblici non abbiano espresso altro che idee e aspirazioni umane. Secondo questa teoria, la Bibbia sarebbe soltanto il prodotto di una genialità religiosa, da collocare tra i massimi capolavori letterari, una raccolta di documenti umani e nulla più. La Bibbia sostiene che i suoi scrittori erano uomini che pensavano e scrivevano in termini umani, ma pretende che fossero mossi, o ispirati, a fare ciò da Dio. Egli è il responsabile finale dei loro messaggi.
Terzo, il carattere divino-umano della Scrittura è incompatibile con l’idea che la Bibbia sia una mistura di umano e divino. In questa prospettiva, la Bibbia sembra avere parti più importanti e significative di altre. Il vangelo di Giovanni, ad esempio, per molti ha più significato di Abdia. Il Sermone sul Monte esprime idee più elevate dell’Ecclesiaste. Queste differenze hanno spinto molti a concludere che certe parti della Bibbia sono divinamente ispirate mentre altre sono puramente umane. Di conseguenza, per godere della vera Parola di Dio bisogna separare questi due gruppi di testi.
I due aspetti della Scrittura, il divino e l’umano, sono inseparabili. La Bibbia non è una combinazione di parole divine e umane. Essa esprime la volontà di Dio in parole umane, pertanto, è il frutto della collaborazione armoniosa di queste due componenti.
La Chiesa avventista ritiene che l’ispirazione concettuale sia quella che restituisce al divino e all’umano la giusta ed equilibrata importanza. Secondo questa concezione il Signore ha comunicato all’uomo un messaggio e questo l’ha messo per iscritto nella maniera consona alle sue capacità letterarie e stilistiche, alla sua cultura e secondo i bisogni dei suoi destinatari. Scrive J.C. Verrecchia: “Dio…. non ha cercato uno scrivano da poter manipolare a proprio piacimento, ma un essere umano che accetti di inserirsi nel suo progetto di comunicazione. L’autore ha il suo linguaggio (con le differenze nella padronanza della lingua, gli errori di grammatica e di ortografia, ecc.); sceglie personalmente il suo genere letterario (discorso, epopee, salmi, ecc.); si esprime in funzione del suo ambiente di origine, tenendo conto di coloro a cui rivolge la sua opera”.
La Scrittura, pur essendo un libro complesso, scritto da uomini inseriti in un contesto storico specifico, con un linguaggio, una cultura e una teologia propri, è la testimonianza della rivelazione divina. Non è un “libro sacro” nel senso magico. Non si tratta di credere ciecamente e in modo acritico. Una lettura troppo letteralistica non serve, occorre piuttosto uno studio storico e critico che sbocchi in un approccio intelligente, che non si scandalizzi delle contraddizioni e della sua “umanità”, ma colga l’appello che Dio rivolge agli abitanti della terra: l’umanità fragile, debole, incompleta può essere riscattata solo tramite Gesù Cristo, nostra salvezza e nostra speranza. La speranza cristiana non è l’ottimismo che deriva dalla costruzione di un mondo migliore a opera dell’uomo. È piuttosto la certezza che Dio è fedele al suo mondo e al suo popolo. Dio ha agito nel passato, agisce oggi e continuerà a farlo nel futuro. L’avvenire si presenta come un evento possibile nonostante i disastri compiuti dalla tecnologia. La speranza del credente è sperare contro ogni speranza, in quanto la nostra debolezza tradisce ogni attesa. Ma nello stesso tempo siamo ancorati a Cristo, vero caposaldo della redenzione e della giustizia divina.