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Daniele in breve. Innamorarsi dell’altro

Francesco Zenzale – “Allora Daniele, detto Baltazzar, rimase per un momento sbigottito e i suoi pensieri lo turbavano. Ma il re gli disse: ‘Baltazzar, il sogno e l’interpretazione non ti spaventino!’. Baltazzar rispose e disse: ‘Mio signore, il sogno si avveri per i tuoi nemici, e la sua interpretazione per i tuoi avversari!’” (Dn 4:19).

Dopo aver ascoltato il racconto del sogno, Daniele resta per un momento immerso nello stupore, terrificato nei suoi pensieri, a tal punto d’aver bisogno di incoraggiamento da parte dello stesso re (v. 19). Perché questo sbigottimento? Eccoci al cuore del tema del capitolo. Daniele aveva capito il significato del sogno. Le forze gli vennero meno perché comprese che il tempo del giudizio di Dio per il re era arrivato.

Per Daniele, prigioniero, deportato, poteva essere arrivata l’ora della vendetta e del regolamento dei conti. Adesso Dio finalmente vendica i nostri morti! Ma Daniele è un uomo del cielo, soffre e cerca il modo di venire in aiuto al monarca. Nei 35 anni trascorsi lì, aveva imparato ad amarlo, benché fosse un tiranno. Al versetto 27 troviamo parole che esprimono un invito alla conversione, piuttosto che alla sete di giustizia: “Perciò, o re, accetta il mio consiglio! Metti fine ai tuoi peccati praticando la giustizia, e alle tue iniquità mostrando compassione verso gli afflitti. Forse, la tua prosperità potrà essere prolungata”.

Coinvolti dalla sofferenza e da un forte senso di giustizia, orientativamente siamo inclini a desiderare il male dei nostri nemici. Ma il Signore che conosce il cuore dell’uomo (Mc 12:36), da una parte ci consiglia di lasciare a lui ogni pensiero o atto di giustizia o di retribuzione (Rm 12.19), dall’altra ci invita ad amare i nemici.

“Voi avete udito che fu detto: ‘Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico’. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5: 43-45).

L’apostolo Paolo esorta il credente “che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità” (1Tm 2:1-2).

Notiamo che mentre Paolo scriveva queste parole, Nerone era al potere. Con lo stesso spirito, Daniele prega e intercede per Nabucodonosor. Quale esempio per noi! Possiamo non essere d’accordo e anche soffrire per una politica sbagliata del nostro governo, ma dobbiamo rispettare le autorità e soprattutto intercedere in loro favore, “affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità”.

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it